Nei giorni scorsi, Neuralink – la società di neurotecnologie fondata da un gruppo di imprenditori tra cui Elon Musk, patron di Tesla, ha annunciato di essere ufficialmente pronta per installare, entro sei mesi, i primi impianti per verificare le possibilità di creare un’interfaccia cervello-macchina
Ma di cosa si tratta?
L’impianto celebrale targato Neuralink sarebbe composto da fili ed elettrodi della dimensione di una moneta: una volta inserito nel cervello sarebbe in grado di leggere e trasmettere le onde celebrali su un dispositivo esterno.
Secondo gli ingegneri della società e lo stesso Musk, questo processo permetterebbe di curare alcune patologie umane, permettendo a medici e professionisti di individuare anticipatamente la fonte del problema.
L’obiettivo dell’interfaccia cervello-computer, nota come Bci (Brain-computer interface) è quello di consentire a una persona in condizioni debilitanti, come la sclerosi laterale amiotrofica o a chi soffre dei postumi di un ictus, di comunicare con l’esterno attraverso i propri pensieri. Il dispositivo di Neuralink permetterebbe, infatti, di tradurre i picchi neurali e le onde celebrali, in dati che possono essere interpretati e tradotti da una macchina.
Oltre a tutto questo però, Musk, durante l’evento a Fremont ha annunciato di stare lavorando anche su altri due prodotti.
Il primo prodotto, ancora in fase di studio, riguarda un impianto all’altezza del midollo spinale in grado di ripristinare il movimento in chi soffre di paralisi. Potrebbe aiutare chi si trova in condizioni paralitiche a sbloccare ed effettuare piccoli movimenti, permettendo l’avviamento di un piano fisioterapico di recupero. «Per quanto possa sembrare miracoloso, siamo fiduciosi che sia possibile ripristinare la funzionalità di tutto il corpo a qualcuno che ha un midollo spinale reciso», ha detto Musk durante l’evento.
Il secondo prodotto, è un impianto oculare destinato a migliorare o ripristinare la vista umana che, citando lo stesso Musk, potrebbe aiutare chi ha difficoltà visive o addirittura ciechi dalla nascita a tornare a vedere.
Prospettive sicuramente molto interessanti, ma di cui durante la presentazione non sono state date dimostrazioni ulteriori rispetto a quelle già diffuse in passato (come il macaco che gioca al videogioco Pong solo col pensiero, mostrato nel 2021, o come i maiali con un fitbit nel cervello).
Lo show&tell di Neuralink, comunque, non è stato un evento privo di contenuti. Il team di ricercatori ha mostrato, per esempio, i progressi del proprio robot chirurgico, in grado di inserire in un modellino di cervello umano 64 fili di elettrodi sottilissimi in 15 minuti, in modo estremamente accurato, tale da non danneggiare i tessuti. Neuralink, infatti, sta puntando molto sulle proprie capacità di innovare la tecnologia esistente, rendendo i suoi prodotti più vantaggiosi, perché flessibili (e quindi meno impattanti sulle strutture biologiche e più funzionali), perché connessi wireless (non ci sarebbero fili che collegano la testa della persona al computer esterno), o perché richiedono una chirurgia meno invasiva di quelli sviluppati dai concorrenti.
Gli ingegneri di Neuralink hanno anche affrontato la questione della ricarica delle batterie e della necessità di rendere i dispositivi sempre più discreti, mostrando un prototipo miniaturizzato e già impiantato su una scimmia che lo stesso Musk ha detto di essere disposto a provare su di sè.
Per quanto Musk sia quasi senza rivali quando si tratta di far parlare di sé e dei propri investimenti, Neuralink non è l’unica azienda impegnata nello sviluppo di interfacce cervello-computer e non è nemmeno quella più avanti nella sperimentazione. Synchron, per esempio, ha già installato all’interno del cervello di alcune persone la sua versione di chip neurale. Si tratta di dispositivi wireless delle dimensioni di un fiammifero che non richiedono un intervento diretto sul cervello, ma che vengono inseriti dal collo e spinti fino al cervello attraverso la vena giugulare. Lo scopo è di consentire alle persone con paralisi di controllare con il pensiero dei dispositivi digitali. In un piccolo studio in Australia questo tipo di impianto ha permesso a quattro pazienti con sclerosi laterale amiotrofica (Sla) di fare operazioni online in autonomia, e lo scorso dicembre un paziente negli Stati Uniti ha composto e inviato il primo tweet da interfaccia neurale.
L’uomo dalle mille sorprese, torna quindi a sorprenderci con le sue nuove scoperte tecnologiche, con la sua idea avveniristica di una perfetta fusione, di una sinergia completa tra intelligenza umana e intelligenza artificiale.
Ma il mondo accademico non sembra essere positivo allo stesso modo. Secondo molti accademici la prospettiva che propone Neuralink non sarebbe realizzabile nel breve termine, ma richiederebbe sviluppi tecnologici di anni.
Tu cosa ne pensi? Chi avrà ragione?